Chi magna er dolce caca l'amaro

 

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1992: Mentre uomini dei servizi segreti e dei carabinieri aiutano la mafia siciliana a uccidere i due magistrati che stanno indagando sui suoi legami con imprenditori del nord, Mario Draghi, in qualità di direttore generale del Tesoro, sovrintende alla distruzione dell'industria di Stato. 

Era il momento di unire le forze, compresa quella dello Stato imprenditore che in Cina stava facendo miracoli, per investire in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, innovazioni nei processi, informatica e robotica, ma Draghi come molti economisti della sua generazione ha creduto (o finto di credere) nelle virtù taumaturgiche del mercato, anche se dalle privatizzazioni hanno guadagnato soprattutto le banche che le hanno realizzate e i finanzieri che ci hanno speculato.


1996: Draghi è ancora al Tesoro ma il nuovo obiettivo è agganciare l'euro. Per farlo bisogna aggiustare i conti pubblici in modo da rispettare i parametri di Maastricht. Ovviamente vengono chiesti sacrifici alla popolazione, ma si punta molto anche sui “derivati di Stato” (dagli interest rate swap alle famigerate swaption), che a fronte di modesti guadagni iniziali nel lungo periodo causano perdite allo Stato per miliardi di euro.


2011: Dopo la crisi finanziaria del 2008, generata in gran parte dall'abuso dei derivati, coi vari salvataggi il debito privato di banche e imprese è passato agli stati, penalizzando in particolare paesi già molto indebitati e con un forte deficit della bilancia commerciale come l'Italia. La BCE, alla cui guida arriva Draghi, riduce l'acquisto di titoli italiani, facendo esplodere lo spread coi titoli tedeschi che porta alle dimissioni del governo Berlusconi. Anche a causa della successiva austerità imposta dal tecnico Monti, nella popolazione italiana cresce il malcontento e la sensazione che le sorti nazionali siano ormai definitivamente eterodirette per interessi diversi dai suoi.


2021: Data per imminente la fine del governo Conte, a Renzi viene chiesto di tentare il tutto per tutto per attivare il MES, in modo da tenere per le palle un futuro governo Salvini. L'operazione riesce oltre le aspettative: in Italia non arriva il MES ma la troika stessa (sinonimo in questo caso non di austerità ma di élite finanziaria), nella persona di Draghi premier incaricato dal presidente Mattarella, che rassicura l'Europa e i mercati sul corretto utilizzo dei fondi destinati alla ripresa. Tuttavia, scontrandosi con la recessione economica amplificata dai ripetuti lockdown, i debiti aumentati per far fronte alla pandemia e l'ambiente politico avvelenato da intrighi, sospetti, vendette e veti incrociati, Draghi fallisce la sua esperienza da premier e salvatore designato della patria, bruciandosi anche la possibilità a lungo accarezzata di diventare presidente della repubblica. 

Dopo aver seminato vento sull'Italia per decenni (operando nel complesso correttamente ma secondo presupposti e per obiettivi sbagliati), Draghi premier raccoglie tempesta; oppure, secondo il famoso detto romano, dopo aver mangiato per anni il dolce dei mercati...


Finale alternativo: Draghi riesce a formare un governo sufficientemente stabile, ma resta coerente alla sua storia e si comporta da premier come liquidatore dell'ancora forte economia italiana e della residua sovranità nazionale, secondo i principi di "distruzione creativa" del Grande Reset. Il paese viene ridotto a colonia franco-tedesca, meta esotica per vacanze avventurose e zona di produzioni agricole a basso rendimento. Il collasso italiano causa però una reazione a catena nell'Unione Europea che crolla dopo alcuni mesi o anni.


C'è anche un finale alternativo positivo, ma stamattina proprio non riesco a scriverlo.





Commenti

  1. Stimolato da un invito nel gruppo di discussione su Telegram, dove possono intervenire gli iscritti al canale pubblico Gnosi e Noesi, ho completato così il post:

    Per vedere un finale positivo non serve un fine economista, basta un'accorta massaia.

    Il debito pubblico unito alla laboriosità degli Italiani negli anni ha generato un'importante ricchezza privata: 1700 miliardi sui conti correnti e 2500 miliardi investiti in strumenti e società di gestione del risparmio. Sono 1600 miliardi di "avanzo" sul debito.

    Se investissimo questi soldi nell'economia reale dei territori, invece di portarli nei paradisi fiscali (come Olanda, Belgio e Lussemburgo) tramite i veicoli della finanza speculativa, avremmo una leva straordinaria per la ripresa e lo sviluppo (altro che i prestiti dell'UE).

    Chiaramente servirebbe uno sforzo comune, coordinato da persone capaci e credibili. Draghi è capace e credibile (per gli investitori esteri), ma l'impegno comune può passare solo dalle elezioni e ancor prima da un grande lavoro culturale che nessun partito ha tentato in questi anni.

    Non solo Draghi, anche i maggiori partiti per anni hanno mangiato e dato da mangiare il dolce di facili soluzioni "populiste" a problemi complessi. Senza studiare e senza spiegare bene alla popolazione la realtà. E ora...

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