La Ragione dell'Occidente


«Esistono due vie per arrivare alla verità. Ho deciso di seguirle entrambe.»
Il padre della teoria del "big bang", tra gli altri, ci stimola a fare il punto della situazione a tre anni dall'ultimo post del blog



Sappiamo riconoscere gli eventi che segnano la storia, che sanciscono i cambi di paradigma, che dividono un “prima” dal “dopo”? Uno di questi a mio avviso è stato l'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, l'11 febbraio del 2013. Al di là delle cause storiche di quella decisione, e delle loro conseguenze concrete, ancora da comprendere interamente, ciò che ci interessa qui è il simbolo, il significato epocale di quell'atto.


Benedetto decimosesto, Papa Ratzinger, era all'epoca il più importante rappresentante di quella teologia razionale cattolica celebrata otto anni prima da Rodney Stark nel suo best seller La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza. L'Occidente liberale, il capitalismo temperato dalla dottrina sociale, la scienza e lo sviluppo delle arti hanno avuto secondo l'autore americano la loro vera origine nella ragione aperta alla trascendenza, senza particolari attese apocalittiche, propria della Chiesa nata dalle esperienze e dalle speranze in parte frustrate delle prime comunità cristiane, che invece aspettavano come imminente la fine del mondo. Questa ragione vibrante, proiettata nell'oltre ma con solide basi nel qui ed ora, attenta alle esigenze degli ultimi ma senza preconcetti verso la grandezza e la ricchezza frutto del lavoro, sarebbe insomma la precondizione e il massimo frutto della civiltà occidentale, il cui potere politico era all'epoca ancora egemone, benché minacciato da più parti dalle spinte centrifughe di un mondo già multipolare.


Dopo le dimissioni di Benedetto, in poco tempo la crisi di quel modello di ragione è diventata evidente in tutti gli ambiti, a cominciare ovviamente dalla Chiesa stessa, dove il pensiero debole si è manifestato come assenza di vero pensiero autonomo e asservimento alle agende mondane e ai capricci delle mode politiche eterodirette. Anche a distanza di anni, non si può in effetti parlare di una “teologia di Francesco”, nonostante i vari tentativi di accreditarla come tale, mentre si è assistito a un affievolirsi del pensiero cristiano, come di ogni altro pensiero, sempre più distratto dagli stimoli dopaminici delle reti sociali e frustrato dal confronto col crescente peso delle macchine “intelligenti” nell'economia mondiale.


Stando ai dati sull'impoverimento cognitivo dei ragazzi, a cui si accompagnano crescenti disturbi psichici, specialmente dopo la pandemia che ha colpito il mondo nel 2020, alla profetica poesia di Turoldo Va scomparendo dovemmo ormai cambiare forma verbale, dal futuro espresso col gerundio al passato prossimo: è scomparsa perfino l'intelligenza dei fanciulli, e gli adulti non hanno più memoria, sostituita da dispositivi elettronici connessi a Internet. Ciò che ha preso il posto della ragione occidentale, infatti, non è tanto l'irrazionalità, quanto una finta intelligenza, modellata sulla stupidità intrinseca delle macchine “pensanti”, per cui, citando ancora Turoldo, se appena qualcuno mostra di comprendere si dice: “è intelligente”! E continuiamo ad ingannarci, illusi di aver capito.


Evitando eccessive semplificazioni e troppo spinte contrapposizioni, appare però evidente che quella simbolicamente tramontata nel 2013 è solo un tipo di ragione, che potremmo definire “della mano destra”, troppo spesso autoreferenziale, il cui “sogno”, ovvero la cui illusione di forza e autorevolezza, genera mostri, e generalmente connessa al potere istituzionale, che la corteggia e la corrompe. Il simbolismo della mano destra, infatti, è tradizionalmente associato a una “via” apparentemente luminosa e sicura, ma in realtà segnata fin dall'inizio da compromessi e indulgenze verso forze che quasi fatalmente distruggono, prima o poi, chi la percorre, esigendo un prezzo di sangue o di anima in pagamento dei piccoli favori concessi durante il cammino. La maniera per evitare questa disfatta finale, messa in atto per secoli proprio nella Chiesa, anche dalla sua teologia razionale, è una costante riforma, spesso ispirata da esperienze individuali di tipo mistico, ovvero da immersioni in quella via “della mano sinistra” che a dispetto di una cattiva pubblicità non è di per sé la via del male, bensì quella dell'oscurità e del silenzio, la via dell'alba, da cui possono nascere provvidenziali intuizioni e soluzioni innovative. Si tratta anche della via di chi ha il coraggio di affrontare la verità tutta intera, comprese le parti spaventose della realtà e dell'inconscio, una via che può portare a far “morire” l'ego per poi “rinascere” più leggeri, o a perdersi tra nuove illusioni e pericolosi incontri con persone ed entità beffarde o malvagie.


Oggi sui social riscuotono un certo successo i video di attempati seguaci novecenteschi della via “della mano sinistra”, perlopiù declinata in salsa libertaria e new age, dalle pillole di Sadhguru alle spiegazioni di Malanga, dalle conferenze di Sibaldi ai racconti della Tupini. Questi personaggi sono accomunati da un evidente disprezzo verso la religiosità tradizionale e la Chiesa cattolica in particolare, un'intelligenza vasta e curiosa che però non sembra accorgersi di palesi cadute e inaccettabili lacune, e un certo uso della voce, perlopiù suadente ma in cui a volte risuona un sibilo caratteristico, che rimanda innanzitutto a quello di Osho in vecchi spezzoni televisivi. Quelle che vengono regalate ai fruitori di You Tube e TikTok sono verità prêt-à-porter, dall'aspetto interessante e credibile, presentate come eretiche ed anticonvenzionali, ma in realtà confezionate su misura per una società omologata, ben disposta ad accoglierle, anche nella loro versione materialista ed apparentemente lontana dalla spiritualità divulgata da altre star di Internet.


Non è questa l'intelligenza da cui passerà la salvezza dell'Occidente e che segnerà il suo futuro. Infatti, se dovesse vincere la falsa intelligenza dell'uomo massa contemporaneo, ancora per poco utile come consumatore in un mondo in cui la sua funzione di produttore è già stata in gran parte assorbita dai robot, o la parallela via dell'irrazionalità e dell'apertura indiscriminata a forze spirituali potenzialmente altrettanto distruttive, semplicemente l'Occidente non avrebbe un futuro.


Eppure, lo vediamo da tanti segnali, c'è un'altra intelligenza che sta prendendo piede e soprattutto si sta gradualmente affermando nella coscienza collettiva come la sola possibile forma di intelligenza adatta ad affrontare le sfide del presente e del futuro. Si tratta del meglio dei due mondi, della stretta di mano tra le due vie, dell'incontro tra razionalità e apertura alla trascendenza, tra conoscenza scientifica e mistero, ovvero, per citare Voegelin ma anche il titolo del blog, che ha avuto un piccolo ma significativo ruolo nel grande processo in corso, si tratta dell'incontro tra gnosi e noesi.


La teoria è quasi pronta, anche se per la sua formalizzazione mancano ancora un pezzo di matematica e forse un paio di scoperte in campo fisico. Abbiamo recuperato la saggezza del passato, anche un passato recente e a prima vista insospettabile come quello dei fondatori della meccanica quantistica, i semi scampati allo scempio dello sterile razionalismo materialistico e dell'irrazionalismo gnostico di tipo new age, per cui la ricerca di una verità “dentro di sé” rendeva superfluo studiare e fare fatica con numeri e concetti. Ora si tratta di unire i puntini, mettendo insieme conoscenze che già possediamo ma di cui ai più sfugge la connessione. Alcuni studiosi, però, stanno prendendo il coraggio necessario per affrontare i dati da inusuali prospettive e farsi anche pubblicamente le domande giuste, scoprendo significative corrispondenze e convergenze nei loro percorsi di ricerca, per cui non sembra molto lontano un cambio di paradigma. 


Ad esempio, uno scienziato importante come Roger Penrose ha riconosciuto che nel collasso della funzione d'onda, e in ciò che manca nel modello standard, potrebbe nascondersi la base della coscienza; un concetto simile a quanto sostenuto dall'inventore Federico Faggin, padre del microprocessore, che alla coscienza ha dedicato anni di ricerche, nel tentativo di superare l'invisibile e indicare un quadro concettuale “dove scienza e spiritualità si uniscono”, anche grazie alla riproposizione (non dichiarata) di alcuni postulati tomistici. Secondo Faggin, la fisica quantistica non descrive la realtà fisica nello spazio-tempo, ma l'interiorità dell'universo. Partendo dalla constatazione che l'informazione quantistica ha proprietà molto simili a quelle della coscienza (è uno stato ben definito, non riproducibile e conoscibile dall'esterno solo in minima parte), Faggin e il fisico Giacomo Mauro D'Ariano sono arrivati a ribaltare l'approccio al problema, ponendo al fondamento della loro teoria l'esistenza dell'Essere, della coscienza e del libero arbitrio. Dall'Uno emergerebbero “unità di coscienza”, simili alle monadi di Leibniz, che si manifestano come stati quantistici puri, ma da cui derivano sia l'informazione della fisica classica sia unità biologiche e spirituali sempre più complesse. Una visione interessante, che mi richiama alla memoria un lavoro giovanile, ma di cui mi colpisce soprattutto il parallelismo con la geniale intuizione di Heisenberg da cui è nata la meccanica quantistica: quando i problemi sembrano insuperabili, a volte la soluzione sta nel cambiare la prospettiva con cui li si guarda, rinunciando ad alcune idee preconcette e abbracciando o recuperando diverse convinzioni. 


I tempi insomma sono maturi per lo sviluppo e la diffusione di questa “terza via” della ragione, o razionalità integra, simile a quella degli antichi, prima che scienza e spiritualità venissero divise. Ciò che ancora difettano sono le applicazioni pratiche, sia per le lacune della teoria sia per la difficoltà dei singoli problemi da risolvere, che possono essere affrontati solo con un lavoro di squadra, ovvero un approccio multidisciplinare, e il corretto utilizzo degli strumenti informatici e della cosiddetta “intelligenza artificiale generativa”. Questo tipo di atteggiamento, derivante dalla consapevolezza di non poter risolvere i complessi problemi ancora sul tavolo da soli e senza l'aiuto dei computer, è molto diffuso e generalmente accettato nella comunità scientifica, ma per ovvie ragioni storiche e culturali fatica ad affermarsi tra i ricercatori dello spirito. Sarà interessante seguire gli sviluppi di questi studi e delle loro applicazioni nel prossimo futuro!


In conclusione, preciso ai venticinque lettori del blog che non mi sono sottratto agli sforzi pratici di cui ho appena parlato, anzi il mio prolungato silenzio negli ultimi anni serviva anche ad affrontare alcuni problemi specifici che ritenevo superabili con le mie limitate capacità. Dopo aver scalato le vette del pensiero, anche quelle che si rivelano a posteriori semplici colline, scendere nella concretezza della vita è sempre frustrante e molto impegnativo, ma si tratta di un necessario e rigenerante bagno di umiltà. I veri progressi e le autentiche soluzioni, infatti, anche quella del koan che ho proposto agli amici di Facebook come sfida e sprone, passano sempre da una serie di piccoli atti di luce e bontà, aperti all'universo o condivisi coi propri vicini e i propri simili. Non ci faranno avanzare sulla via di “gnosi e noesi” finalmente riunite grandi invenzioni o scoperte sconvolgenti, almeno non nell'immediato, ma piccoli sforzi, impegni quotidiani assumibili da chiunque, un certo atteggiamento scelto con coraggio, umiltà e generosità, la decisione di guardare al futuro con curiosità e ottimismo.


Pur diffidando del simbolo gnostico del “mondo nuovo”, e avendo ben chiare le ragioni per dubitare di un lieto fine, vorrei precisare e ribadire la mia fiducia di fondo e la mia speranza. Non a caso vedo svilupparsi proprio qui in Europa, dove più è stato evidente e sofferto il crollo della vecchia ragione, ancora forte e rispettata fino a pochi decenni fa, la ragione nuova, o antica, delle due vie unite, di gnosi e noesi, in cui la conoscenza scientifica resta aperta alla trascendenza e viene fecondata dalla “sapienza” di cui parla la Bibbia. Lo sviluppo dell'Occidente ci ha portato fino a questo punto e ora per andare avanti abbiamo bisogno di una discontinuità, di un piccolo salto di paradigma, ovvero di adottare convintamente questa mentalità. Se non trovassimo il coraggio di cambiare, cioè di compiere il nostro destino, probabilmente l'Occidente come civiltà perderebbe ogni rilevanza, non avrebbe futuro, e dunque non avremmo ragione di preoccuparcene. Inoltre, allargando lo sguardo, questa ragione appare come l'unica possibile per il mondo che verrà, se ci sarà, oltre l'attuale fase multipolare ancora in corso di definizione, oltre l'orrore delle guerre che in questo momento devastano tante vite e di quelle che forse verranno. 


Come sostenevo nel primo articolo del blog, il principale problema della società è il cuore dell'uomo, che è malato e lo sarà in ogni epoca, a prescindere dalle idee o dalle ideologie dominanti, e persino dal modo di pensare. Tuttavia, questa ragione unificata che ci può portare ancora avanti nella conoscenza dell'universo e di noi stessi ci predispone innanzitutto all'umiltà di fronte al mistero che supera ogni conoscenza, ci spinge a metterci in discussione e a dubitare delle nostre idee più radicate. Da questo tipo di umiltà, come ho potuto constatare, nascono tante cose buone, a cominciare dalla consapevolezza di non poterci salvare da soli e dalla disponibilità a farci aiutare da chi può. Il resto è un lungo e difficile ma affascinante cammino.










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