Moro pe' tte
Aldo Moro, foto dalla rete |
CIAo Aldo, grazie per averci insegnato
che una nazione per diventare realmente libera e forte deve essere
unita, o almeno provarci. Purtroppo, quarant'anni dopo il tuo
rapimento da parte delle Brigate Rosse, i sinistri, tristi, utili idioti del potere
sovranazionale, che ci vuole divisi e quindi deboli, continuano a
farsi suggestionare e manovrare a distanza. Anche se ho passato gli ultimi mesi a studiare il “sogno gnostico” della modernità e ad analizzare l'attuale psicosi da risveglio, ieri leggendo un articolo sulla lista nera degli “antifascisti”
nella ex rossa Emilia mi ha percorso la schiena un irrazionale brivido da anni di
piombo. La tua lezione però è ancora oggi attuale: l'impegno politico ha senso solo se si lotta anche per loro, perché un giorno
possano contribuire da veri cittadini, donne e uomini liberi, al
progresso del loro disprezzato paese, al bene dei loro odiati fratelli.
Come aveva capito nell'Ottocento un ragazzo di vent'anni, Goffredo Mameli, «noi siamo da secoli / calpesti, derisi, / perché non siam popolo, / perché siam divisi». Eppure quando il partigiano Mattei ha recuperato i tecnici fascisti dell'AGIP, quando il democristiano Moro ha aperto il governo ai comunisti, abbiamo fatto paura al mondo. E ancora oggi...
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