Vera e falsa filosofia: dalla scienza dell’essere alla gnosi

Eric Voegelin, immagine dalla rete


«Non pensare, non farmi domande.»
(Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844)


Dopo tante sintesi e citazioni, vorrei proporre ai lettori del blog un breve confronto diretto col pensiero di Voegelin. Lascio quindi la parola al filosofo.


Orbene, che cos'è precisamente questa nuova «filosofia» [che si contrappone alla «scienza» dell’essere]? Qual è il suo nesso con la rivolta prometeica e con la soppressione delle domande? Marx modellò su Hegel la sua idea della scienza e della filosofia. Domandiamo allora al più grande degli gnostici speculativi una risposta a questi interrogativi.

Questa si trova in un’affermazione fondamentale contenuta nella prefazione alla Fenomenologia del 1807: «La vera forma nella quale la verità esiste può essere soltanto il sistema scientifico di essa. Contribuire ad avvicinare di più la filosofia alla forma della scienza – all'obiettivo che le permetta di rinunciare al nome di amore della conoscenza (Liebe zum Wissen) per diventare vera conoscenza (wirkliches Wissen): – ecco il compito che mi sono proposto».

Le espressioni «amore della conoscenza» e «vera conoscenza» sono in corsivo nel testo di Hegel. Se le ritraduciamo ancora in greco, in filosofia e gnosi, abbiamo davanti a noi delineato il programma del trapasso dalla filosofia alla gnosi. Dunque la formula programmatica di Hegel implica il pervertimento dei simboli «scienza» e «filosofia».

Per filosofia Hegel intende un'intrapresa di pensiero che si avvicina alla vera conoscenza (e al limite la raggiunge). La filosofia è sussunta sotto l'idea di progresso, nel senso che questo termine ha nel secolo XVIII. In contrasto con questa idea progressista della filosofia, è opportuno richiamare alla mente gli sforzi di Platone intesi a chiarirne la natura. Nel Fedro Platone fa illustrare da Socrate le caratteristiche del vero pensatore. Quando Fedro chiede a quale uomo sarebbe appropriata tale qualifica, Socrate, sulla traccia di Eraclito, replica che il termine di sophos, colui che conosce, sarebbe eccessivo: questo attributo può essere applicato soltanto a Dio; ma si può benissimo chiamarlo philosophos. Così, la «conoscenza vera» è riservata a Dio; l'uomo finito può essere soltanto «amante della conoscenza», non può essere lui stesso colui che conosce. Nel significato del passo l'amante della conoscenza – dato che questa appartiene soltanto al Dio che conosce – il philosophos, diventa il theophilos, l'amante di Dio. Se ora noi collochiamo l'idea del filosofare di Hegel accanto a quella di Platone, dovremo concludere che, mentre è possibile un progresso, in fatto di chiarezza e precisione, nella conoscenza dell'ordine dell'essere, il salto oltre i confini del finito nella perfezione della conoscenza vera è impossibile. Se un pensatore tenta tale salto, non fa progredire la filosofia, ma l'abbandona per diventare uno gnostico. Hegel maschera il balzo traducendo philosophia e gnosis in tedesco, sicché può passare dall'una all'altra giocando sulla parola «conoscenza». Questo gioco di parole è strutturalmente analogo a quello di Platone nel Fedro. Ma il gioco di parole filosofico serve a illuminare il pensiero, mentre il gioco di parole gnostico si propone di mascherare il non pensiero. Questo punto merita di essere richiamato all'attenzione perché gli gnostici, specialmente tedeschi, amano giocare con la lingua e nascondere in giochi di parole il loro non pensiero.

Il risultato di tali trapassi – che sono in realtà veri e propri salti – è che il significato delle parole viene cambiato. II programma gnostico, che Hegel realizza con successo, conserva a sé stesso il nome di «filosofia», mentre il sistema speculativo, nel quale lo gnostico svela la sua volontà di farsi signore dell'essere, insiste nel chiamarsi «scienza».


La filosofia promana dall'amore dell'essere; essa è Io sforzo amoroso dell'uomo per cogliere l'ordine dell'essere e conformarvisi. La gnosi aspira a dominare l'essere: lo gnostico costruisce il suo sistema con questo scopo. La costruzione di sistemi è una forma gnostica di ragionamento, non una forma filosofica.

Ma il pensatore arriva a controllare l'essere con il suo sistema soltanto se l'essere si trova effettivamente alla sua portata. Finché l'origine dell'essere si trova al di là dell'essere di questo mondo; finché l'essere eterno non può essere completamente penetrato con lo strumento della cognizione finita, immanente al mondo; finché si può pensare all'essere divino soltanto con l’analogia entis, la costruzione di un sistema risulta senz'altro impossibile. Se un'impresa del genere si vuol tentare seriamente, il pensatore deve anzitutto interpretare l'essere in maniera tale che, per principio, esso si trovi a portata della sua costruzione intellettuale. Ecco come Hegel pone il problema: «Secondo la mia opinione, che dovrà giustificarsi soltanto attraverso l'esposizione del sistema stesso, tutto dipende dall'intendere e dall'esprimere il vero come soggetto non meno che come sostanza».

Le condizioni richieste per la soluzione sono formulate esattamente allo stesso modo che per un problema matematico: se l'essere è nello stesso tempo sostanza e soggetto, allora, naturalmente, la verità si trova alla portata del soggetto che apprende. Ma, dobbiamo chiederci, sostanza e soggetto sono effettivamente identici? Hegel elimina questo interrogativo dichiarando che la verità della sua «opinione» risulta dimostrata se egli riesce a giustificarla «attraverso l'esposizione del sistema». Se, dunque, io posso costruire un sistema, la verità della premessa ne risulta provata; il fatto che io possa costruire un sistema su una premessa falsa non è neppure preso in considerazione. Il sistema è giustificato dal fatto di venir costruito; la possibilità di sollevare obiezioni sulla costruzione di sistemi in quanto tale non è ammessa. Che la forma della scienza sia il sistema è un principio che dev'essere accettato senza discussione.

Qui ci troviamo di fronte allo stesso fenomeno della soppressione delle domande che abbiamo incontrato in Marx. Ma ora vediamo più chiaramente che esiste una connessione essenziale fra la soppressione delle domande e la costruzione di un sistema. Chiunque riduce l'essere a un sistema non può ammettere domande che non ritengano validi i sistemi come forma di ragionamento."



Eric Voegelin, Scienza, politica e gnosticismo, in Il mito del mondo nuovo, Rusconi, Milano 1990, pp. 90-95.




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