Il mistero dell'essere e la grazia santificante

Crocifisso. Immagine dalla rete


"Come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mente,
così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito."
(1Gv 2,27)


Non le parole, non le opere, non le idee, nemmeno la più alta teologia, né gli esempi, né le virtù possono salvare le singole persone e quindi il mondo, ma solo la grazia santificante, che è dono di Dio, essenzialmente soprannaturale e sommamente libero.

In concreto, però, questa forza trasformante che proviene direttamente da Dio passa anche attraverso le parole, le opere, le preghiere, le idee, gli esempi e le virtù degli uomini, in particolare dei santi. Chi sono i santi? Chi può affermare di essere in grazia di Dio e avere la certezza di perseverare fino alla fine? Nessun uomo può saperlo, a meno di una particolare rivelazione, ma ciascuno può comportarsi ogni giorno come se lo fosse, implorando la misericordia di Dio per i propri peccati e le proprie debolezze e, con la sua grazia, amando Lui sopra ogni cosa e quindi il prossimo come sé stesso.

È questo, in definitiva, il grande segreto della vita, che non può essere compreso né del tutto spiegato ma, vivendolo, ci avvicina al mistero dell'esistenza dell'universo e a quello immensamente superiore della Deità.

Andando un po' più a fondo in questa verità luminosa, che è tenebra solo per i nostri occhi troppo deboli, si inizia a delineare anche il grande scandalo della croce, che Gesù regala con generosità ai suoi amici. In che cosa infatti i santi potrebbero assomigliare all'uomo-Dio, a cui si avvicinano per amore? Forse nella sua gloria? Forse nella sapienza sfolgorante del Logos? Forse nell'amore che costituisce la vita intima della Trinità? A volte Dio li fa partecipare in qualche modo anche a queste sue manifestazioni, ma per un tempo molto limitato perché l'uomo non potrebbe vivere a tali altezze. Solo la sofferenza accettata per amore è l'esperienza che possiamo condividere realmente col Dio-uomo. Nella croce trova compimento il mistero dell'essere, perché la grazia santificante permette di sostenere il dolore del mondo e lo trasforma, divinizzandolo, nell'amore che muove il cosmo. 





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