Prontuario del cattolico post-modernista
Dopo decenni di sogno gnostico collettivo nella versione della “società aperta” e modernismo trionfante in campo religioso, è particolarmente necessaria un'operazione di pulizia del linguaggio e dei concetti, prima di tentare qualunque riforma o iniziativa politica. Per quel che riguarda la “cassetta degli attrezzi” dell'intellettuale realista (ovvero della persona che ragiona sulle cose cercando di stare fuori dalle bolle mentali politicamente corrette) ho realizzato un apposito dizionario, ma anche tra i cattolici che hanno conservato la fede sono molto diffusi concetti distorti o mal compresi che meritavano uno specifico chiarimento. Da qui l'idea di realizzare un “prontuario” per i cattolici che permetta di inquadrare i principali temi dell'epoca in cui viviamo, successiva al trionfo del modernismo e quindi al suo disvelamento (anticipato ai suoi esordi nel 1907 dall'enciclica di condanna Pascendi), e di fornire qualche indicazione su come affrontare le sfide che comportano. Come il dizionario, anche questo strumento è in costruzione e aperto ai contributi di tutti.
1) Il nome completo della Chiesa cattolica è "Chiesa cristiano-cattolica", cioè 'comunità cristiana universale'. Non si tratta ovviamente solo di una precisazione crono-logica. Se non ha al centro Cristo, il Signore, vero Dio e vero uomo, qualunque attività pastorale o affermazione dottrinale è priva di fondamento e dunque destinata a crollare. Non solo, ciò significa anche che la fede cattolica prima di essere una religione è una persona, da cui tutti noi siamo stati salvati, e il rapporto vitale con questa persona vivente.
2) Il Tomismo e la filosofia dell'Essere possono essere rifiutati, scartati, derisi come “undicesimo comandamento”, ignorati..., però solo dopo essere stati compresi. Persino il grande filosofo Eric Voegelin non ha capito la filosofia di San Tommaso, che non è un sistema né ha la pretesa di diventarlo, bensì l'opera di un mistico che introduce a un rapporto diretto col Dio trascendente e insieme personale dei cristiani. Nonostante certa apparente “pesantezza” medievale, dovuta al fatto che i medievali avevano una mente molto più capiente ed elastica della nostra, e un altrettanto apparente sfoggio di intelligenza di Tommaso, che sembra divertirsi ai limiti del bullismo intellettuale a seguire le vie del Logos, mentre in realtà cerca con onestà di trasmettere agli altri le cose contemplate nella luce più viva che la sua mente ha potuto contenere, tutta la sua opera è percorsa da una profonda umiltà, un desiderio di semplificazione e una costante apertura al Semplice e all'Eterno, di fronte a cui i nostri ragionamenti sono solo “un mucchio di paglia”, se non vengono incendiati, consumati e trasformati dal suo amore. Siamo cresciuti col mito dei lumi e dell'Enciclopedia, ma qualunque computer intrinsecamente stupido potrebbe mettere insieme un elenco di parole dalla A alla Z. Tommaso con la sua Somma Teologica, un'introduzione alla teologia per gli studenti universitari che è anche l'opera più ampia scritta da un solo uomo, ha realizzato un'arca ragionata del ragionato e ordinato sapere medievale (qualcosa di simile nel campo letterario è la Commedia di Dante), che avremmo tutti un gran beneficio a riscoprire. Partendo dal mistero dell'Essere, Tommaso guida il lettore attraverso le grandi domande su Dio, le creature, l'uomo, la morale e la religione, per terminare con la persona di Cristo e i sacramenti della Chiesa. Al cospetto del Dio-uomo e dei misteri di grazia attraverso i quali siamo innalzati a lui, i concetti e le parole si dissolvono per lasciare il posto all'unione mistica (motivo per cui l'opera è rimasta incompleta). La filosofia di Tommaso, insomma, va vissuta più che pensata, e non può essere veramente capita se non da chi la sperimenta.
3) "Ama il prossimo tuo" significa ama chi ti è prossimo, chi hai vicino. Come sanno bene molti di noi, amare il vicino di casa o di appartamento è una delle cose più difficili, per cui molti cristiani cercano il proprio "prossimo" un po' più lontano, finendo spesso per convincersi di amare genericamente l'umanità. È vero che è proprio dell'amore e del cristiano farsi prossimo agli altri, ma credersi grandi umanitari mente si ignora chi è in difficoltà vicino a noi, o privilegiare sistematicamente i lontani rispetto a chi ci vive accanto, semplicemente è la perversione dell'insegnamento di Gesù.
4) La dottrina sociale della Chiesa non è un argomento da catto-comunisti, in quanto la sua origine si trova nella seconda parte del Padre Nostro, l'unica preghiera vocale insegnata da Gesù, ovvero il suo “programma politico”. Dopo aver riconosciuto nella prima parte la centralità del Padre, da cui tutto dipende e che ha pieno diritto di regnare sul cuore di ogni uomo, nella seconda parte della preghiera si chiede a Dio di darci il cibo necessario al sostentamento, nel modo da lui stesso indicato al momento della cacciata dal paradiso terrestre (Genesi 3, 17-19), cioè tramite il nostro lavoro. Dio non solo ci dà quanto ci è sufficiente, ma toglie anche i pesi che non riusciamo a sopportare, come dovremmo fare noi coi nostri debitori, anche attraverso usanze come l'anno sabbatico degli ebrei. Infine si chiede a Dio, che non ha bisogno di metterci alla prova, di rimuovere quelle insidie che potrebbero danneggiarci. Nei tempi moderni, questi insegnamenti sono stati sviluppati dal grande papa Leone XIII e poi ripresi e portati al loro massimo sviluppo quarant'anni dopo da Pio XI. Le sue soluzioni alle disfunzioni del liberalismo che avevano causato la crisi del 1929 sono state adottate da diverse nazioni e hanno contribuito al diffuso progresso economico dei decenni successivi. Contrariamente a quanto sostenuto dai papi recenti tra cui anche Benedetto XVI, però, da Giovanni XXIII in poi la dottrina sociale della Chiesa è cambiata, secondo me in peggio, aprendosi al sogno di un governo mondiale sussidiario e solidale e di un mercato internazionale capace di autoregolarsi per il bene di tutti. I “mercati” sono così riusciti anche col sostanziale assenso della Chiesa a scrollarsi progressivamente di dosso i vincoli imposti dagli stati nazionali, ripristinando infine le condizioni precedenti alla crisi del '29 solo per ripiombare in una nuova gravissima crisi economica nel 2008. Nelle successive encicliche sociali di papa Benedetto e papa Francesco sono state recuperate alcune idee di Pio XI, aprendo la strada a nuove e coraggiose elaborazioni adatte ai nostri tempi.
5) "Essere buoni" o perlomeno essere considerati buoni è un desiderio comune, sperimentato da tutti almeno per un periodo della vita. Questo bisogno di approvazione porta molti a seguire i modelli di bontà politicamente corretti proposti di volta in volta dalle culture dominanti attraverso i mezzi di comunicazione. Una volta anche la Chiesa proponeva con forza i suoi modelli, ma ultimamente gran parte dei santi del passato sono stati censurati in quanto troppo “integralisti”, “rigidi” nel seguire il Vangelo e poco adatti al dialogo coi fedeli di altre religioni, che magari al loro tempo avevano pure provato a convertire al cattolicesimo. D'altronde, il primo a mettere in discussione e relativizzare il concetto di bontà è stato proprio Gesù: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18). Rifiutando l'adulazione del giovane che lo aveva chiamato “maestro buono”, Gesù lo invita a guardare all'unico buono che è Dio (gli indica cioè la sua divinità). In effetti, Dio è anche la fonte di ogni bene: ogni singolo atto di bontà che noi compiamo viene da lui, è merito suo. Per essere sicuri che le nostre azioni siano realmente buone dovremmo quindi avere la certezza di essere in stato di grazia e mossi dallo Spirito Santo, il che è impossibile, se non per una speciale rivelazione. Pertanto, più che preoccuparci della nostra bontà dovremmo avere sempre ben presente che il cuore dell'uomo è malato, in conseguenza del peccato originale, e che le sue azioni proprie sono malvagie. Non solo l'uomo che segue solo i suoi istinti fa il male, ma molte persone lo fanno di proposito, senza alcuna intenzione di essere buoni. Ecco perché Gesù ha invitato ad essere “prudenti come i serpenti” oltre che “semplici come le colombe” (Mt 10, 16). Anche nelle migliori relazioni personali o internazionali, la cooperazione e la competizione convivono sempre. Non esiste se non nelle fantasie gnostiche di qualche esaltato o nei sogni di qualche ingenuo un consorzio di uomini buoni in cui tutti perseguano in armonia il bene comune, perché emergono sempre degli egoismi individuali e le (conseguenti) manifestazioni delle nevrosi che affliggono la maggior parte delle persone. Gesù non era un bonaccione idealista come a volte viene rappresentato, ma in quanto Dio sapeva bene che “i figli di questo mondo” che costituiscono la maggioranza “sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16, 8). Ecco perché ha invitato i suoi discepoli a guardare sia le tenebre sia la luce, e a scegliere la luce chiedendo a Dio la grazia di fare del bene, cioè di compiere la sua e non la propria volontà.
6) Il Modernismo in campo cattolico è ciò che resta della religione quando si perde la fede: un po' di esegesi biblica protestante, un generico umanitarismo, il rifiuto di tutto ciò che non è provato dalle scienze positivistiche, l'esaltazione di nuove scoperte o il recupero di antichi culti e saperi che possano "salvare" il Cristo. La caratteristica che accomuna tutti i modernisti è che non conoscono se non superficialmente molti argomenti fondamentali della loro religione, in particolare quelli che riguardano le questioni metafisiche, e in non rare occasioni se ne vantano. A parte le motivazioni ideologiche, per cui l'unica dimensione dell'uomo che conta sarebbe quella orizzontale, in moltissimi casi il rifiuto originario a confrontarsi con l'immenso tesoro di sapienza della tradizione cattolica è chiaramente dovuto a semplice pigrizia intellettuale, che viene poi giustificata con più o meno nobili motivi. Siccome la caratteristica principale del modernismo è l'ignoranza, oggi come ai tempi di Pio X la soluzione primaria è lo studio. Dal modernismo infatti si può guarire (tutti noi che ci siamo cresciuti dentro e abbiamo scoperto a fatica cosa non ci era stato trasmesso lo testimoniamo), ma per evitare di formare nuovi preti, religiosi e laici modernisti sarebbe necessario porre ancora una volta la scolastica e in particolare la filosofia di San Tommaso alla base degli studi sacri, e farla insegnare da santi sacerdoti che siano anche maestri nella fede.
7) "Un santo triste è un triste santo". Questa frase di San Filippo Neri permette di inquadrare l'atteggiamento di fondo del cristiano, tentato in ogni epoca di farsi scoraggiare dagli scrupoli dovuti ai suoi limiti personali e dalla gravità e complessità dei problemi generali. Praticamente ogni generazione di cristiani ha creduto che la corruzione dilagante e le persecuzioni esplicite o nascoste indicassero un'imminente fine del mondo, e in molti hanno rinunciato a lottare contro il male nella convinzione che solo Dio ormai li potesse salvare. In effetti, solo a Cristo spetta il giudizio finale e la conseguente trasformazione della figura di questo mondo, ma ciò non ci esime dall'impegno del discernimento e quindi dal prendere una posizione e fare la nostra parte. Il nostro contributo nella battaglia di questa epoca fra le tenebre e la luce deve essere umile e generoso, ma anche coraggioso e gioioso, poiché basato sulla consapevolezza che Cristo ha già vinto il male e ci ha già redenti una volta per tutte, mentre la nostra madre Maria, la più umile, ha già schiacciato la testa al serpente antico, il più orgoglioso, e così farà sempre ogni volta che la invochiamo. A volte le nostre cadute sono oggettivamente gravi, ma se Gesù ha perdonato il tradimento dei discepoli che avevano vissuto con lui per anni, lo avevano visto fare miracoli e trasfigurato nella gloria, perché non dovrebbe perdonare anche noi che non lo abbiamo visto e siamo bombardati da messaggi a lui contrari? Impariamo a sorridere di noi stessi quando siamo afflitti dall'apparente scarsità di risultati o ci sembra di essere rimasti soli a lottare per il regno: un anticipo di paradiso è appena oltre la sottile parete della nostra tristezza, nell'affidamento a quel Dio che fa fruttificare i nostri talenti e la nostra perseveranza.
8) Maria è chiamata "debellatrice di tutte le eresie" perché, di fronte alla somma umiltà di colei che è stata tanto prediletta da Dio da essere preservata dalle conseguenze del peccato originale, vengono rivelate nella loro assurdità e ridotte al nulla le pretese arroganti di coloro che si credono più puri degli altri, più illuminati dalla verità o più misericordiosi di Gesù Cristo. Nessuno è più grande del proprio maestro e nessuno va al Padre se non per mezzo del Figlio, ma il tramite più rapido e sicuro per arrivare al Figlio è la Madre. Quando Gesù che è la Misericordia stava morendo sulla croce ha affidato alla Madonna la Chiesa nascente e l'umanità. Si tratta di un grande mistero, ma indubbiamente dopo averla associata a sé nei principali eventi della sua vita fino allo strazio della Passione, Gesù ha stabilito allora Maria come porta privilegiata della sua misericordia, per cui secondo alcuni studiosi sarebbe opportuno definirla con un ultimo dogma "corredentrice e mediatrice di tutte le grazie". Anche senza bisogno di un nuovo titolo ufficiale, comunque, i cristiani da venti secoli si rivolgono con fiducia alla mamma del Cielo, che come alle nozze di Cana riesce spesso a ottenere dal Figlio grazie che non meritiamo e a volte nemmeno chiediamo.
9) Al tempo di Gesù "il grano e la zizzania" crescevano insieme nei campi fino alla mietitura. Oggi abbiamo i diserbanti chimici e nuove tecniche agricole, e comunque la nostra sensibilità cresciuta nel culto dell'efficienza e del piacere ci suggerirebbe di eliminare la zizzania e tutto ciò che ci crea disagio, ma non è questo il metodo di Dio. Pur sapendo che le pecore perdute della casa d'Israele lo avrebbero messo a morte, Gesù non si è ritirato coi suoi presso altre nazioni ma ha continuato ad ammonire e insegnare come rabbì e messia tra il suo popolo fino al compimento delle promesse fatte ai patriarchi e ai profeti. Allo stesso modo, nella Chiesa che è sorta e si è conservata sulla predicazione degli apostoli, fin dall'inizio hanno sempre convissuto la zizzania e il grano, quelli che distruggevano magari pensando di innovare e quelli che riparavano trovando nel tesoro della tradizione spunti per nuove vie e soluzioni originali. Come ci ha ricordato recentemente il papa emerito Benedetto XVI, per contrastare la tentazione di fondare chiese separate, esiste una sola Chiesa in cui chi vede sbagliare il fratello ha il dovere di denunciarne l'errore, di ammonirlo con carità e di pregare per lui. Chi ripara nella Chiesa seguendo lo stile divino infatti si riconosce innanzitutto da questo, che prega per chi distrugge, senza rancore personale o sentirsi incaricato di estirpare la zizzania, se non quella nel proprio cuore. Allo stesso modo infatti si è comportata Maria, modello dei cristiani, anche nelle drammatiche apparizioni degli ultimi decenni: ha denunciato i peccati, la diffusione di erronee convinzioni e il modernismo, ma non ha mai condannato nessuno, mentre ha invitato a pregare molto per l'unità della Chiesa, le sue necessità e tutti i sacerdoti.
10) Abbiamo già accennato al fatto che Gesù è la Misericordia e in virtù del suo amore per noi il cristiano deve avere un atteggiamento sereno e gioioso nei confronti della vita, ma guai a colui che fraintendesse questo mistero di grazia e si concedesse troppi peccati confidando nella misericordia di Dio! Molti cristiani oggi vivono una vita comoda, piena di piaceri, e sono molto indulgenti verso le proprie debolezze, nella convinzione che "tanto Gesù è buono e perdona tutti". Ebbene, che rapporto può avere con Gesù, con la Misericordia, chi tutto sommato si ritiene a posto con la propria vita, mediamente buono e giusto, colui cioè che non sente di essere un miserabile? Abbiamo ben compreso il senso della triplice invocazione alla misericordia, posta proprio all'inizio della messa, che dovremmo pronunciare a voce alta, battendoci il petto e sentendo un vivo dolore per i nostri peccati? Come può Gesù donare la sua misericordia a chi non la implora col cuore, consapevole del proprio niente? Per questo motivo, i sacerdoti che amministrano il sacramento della riconciliazione, oltre a non essere avari nel concedere l'assoluzione, perché non è loro il sangue che è stato versato per la remissione dei peccati, dovrebbero aiutare generosamente i penitenti a scavare sempre più tre le rocce e le asperità del proprio cuore, a sondare e a riempire con le lacrime le profondità del peccato, che come intuisce la nostra anima esige una giusta riparazione, per trasformare infine il cuore di pietra in un cuore di carne. Non dimentichiamo che anche se il giudizio universale di Dio può essere lontano, il giudizio particolare sulla nostra vita potrebbe avvenire domani: sperimenteremo allora come in Dio si fondono la più tenera Misericordia e la più inflessibile Giustizia. A noi, oggi, la possibilità di meritare almeno in parte la sua misericordia, aderendo ad essa fino a diventarne un tramite per gli altri.
11) Il cristianesimo è un dramma d'amore in cui il protagonista assoluto è Dio, ma che richiede una tremenda serietà da parte della creatura, tenuta sospesa dalla grazia sull'abisso del proprio nulla. Se Dio volesse, la creatura si salverebbe anche, apparentemente, contro la sua volontà, o senza bisogno della sua collaborazione. Eppure, l'esperienza normale della vita spirituale è quella del mendicante e del guerriero: l'uomo assediato dalle tentazioni e dalle distrazioni lotta per restare concentrato su Dio, l'unico vero bene, invoca la sua costante assistenza, ma se si lascia scivolare verso il basso per un po', e per qualunque motivo viene meno la protezione di Dio, cade, per cui deve nuovamente implorare la grazia necessaria a riprendersi e risalire, dov'era prima o un poco più avanti. La vita spirituale in Cristo è un costante inizio, un incessante ritornare, mentre noi e il mondo intorno cambiamo, a Colui che non cambia, alla Via, alla Verità e alla Vita che era, che è e che viene.
2) Il Tomismo e la filosofia dell'Essere possono essere rifiutati, scartati, derisi come “undicesimo comandamento”, ignorati..., però solo dopo essere stati compresi. Persino il grande filosofo Eric Voegelin non ha capito la filosofia di San Tommaso, che non è un sistema né ha la pretesa di diventarlo, bensì l'opera di un mistico che introduce a un rapporto diretto col Dio trascendente e insieme personale dei cristiani. Nonostante certa apparente “pesantezza” medievale, dovuta al fatto che i medievali avevano una mente molto più capiente ed elastica della nostra, e un altrettanto apparente sfoggio di intelligenza di Tommaso, che sembra divertirsi ai limiti del bullismo intellettuale a seguire le vie del Logos, mentre in realtà cerca con onestà di trasmettere agli altri le cose contemplate nella luce più viva che la sua mente ha potuto contenere, tutta la sua opera è percorsa da una profonda umiltà, un desiderio di semplificazione e una costante apertura al Semplice e all'Eterno, di fronte a cui i nostri ragionamenti sono solo “un mucchio di paglia”, se non vengono incendiati, consumati e trasformati dal suo amore. Siamo cresciuti col mito dei lumi e dell'Enciclopedia, ma qualunque computer intrinsecamente stupido potrebbe mettere insieme un elenco di parole dalla A alla Z. Tommaso con la sua Somma Teologica, un'introduzione alla teologia per gli studenti universitari che è anche l'opera più ampia scritta da un solo uomo, ha realizzato un'arca ragionata del ragionato e ordinato sapere medievale (qualcosa di simile nel campo letterario è la Commedia di Dante), che avremmo tutti un gran beneficio a riscoprire. Partendo dal mistero dell'Essere, Tommaso guida il lettore attraverso le grandi domande su Dio, le creature, l'uomo, la morale e la religione, per terminare con la persona di Cristo e i sacramenti della Chiesa. Al cospetto del Dio-uomo e dei misteri di grazia attraverso i quali siamo innalzati a lui, i concetti e le parole si dissolvono per lasciare il posto all'unione mistica (motivo per cui l'opera è rimasta incompleta). La filosofia di Tommaso, insomma, va vissuta più che pensata, e non può essere veramente capita se non da chi la sperimenta.
3) "Ama il prossimo tuo" significa ama chi ti è prossimo, chi hai vicino. Come sanno bene molti di noi, amare il vicino di casa o di appartamento è una delle cose più difficili, per cui molti cristiani cercano il proprio "prossimo" un po' più lontano, finendo spesso per convincersi di amare genericamente l'umanità. È vero che è proprio dell'amore e del cristiano farsi prossimo agli altri, ma credersi grandi umanitari mente si ignora chi è in difficoltà vicino a noi, o privilegiare sistematicamente i lontani rispetto a chi ci vive accanto, semplicemente è la perversione dell'insegnamento di Gesù.
4) La dottrina sociale della Chiesa non è un argomento da catto-comunisti, in quanto la sua origine si trova nella seconda parte del Padre Nostro, l'unica preghiera vocale insegnata da Gesù, ovvero il suo “programma politico”. Dopo aver riconosciuto nella prima parte la centralità del Padre, da cui tutto dipende e che ha pieno diritto di regnare sul cuore di ogni uomo, nella seconda parte della preghiera si chiede a Dio di darci il cibo necessario al sostentamento, nel modo da lui stesso indicato al momento della cacciata dal paradiso terrestre (Genesi 3, 17-19), cioè tramite il nostro lavoro. Dio non solo ci dà quanto ci è sufficiente, ma toglie anche i pesi che non riusciamo a sopportare, come dovremmo fare noi coi nostri debitori, anche attraverso usanze come l'anno sabbatico degli ebrei. Infine si chiede a Dio, che non ha bisogno di metterci alla prova, di rimuovere quelle insidie che potrebbero danneggiarci. Nei tempi moderni, questi insegnamenti sono stati sviluppati dal grande papa Leone XIII e poi ripresi e portati al loro massimo sviluppo quarant'anni dopo da Pio XI. Le sue soluzioni alle disfunzioni del liberalismo che avevano causato la crisi del 1929 sono state adottate da diverse nazioni e hanno contribuito al diffuso progresso economico dei decenni successivi. Contrariamente a quanto sostenuto dai papi recenti tra cui anche Benedetto XVI, però, da Giovanni XXIII in poi la dottrina sociale della Chiesa è cambiata, secondo me in peggio, aprendosi al sogno di un governo mondiale sussidiario e solidale e di un mercato internazionale capace di autoregolarsi per il bene di tutti. I “mercati” sono così riusciti anche col sostanziale assenso della Chiesa a scrollarsi progressivamente di dosso i vincoli imposti dagli stati nazionali, ripristinando infine le condizioni precedenti alla crisi del '29 solo per ripiombare in una nuova gravissima crisi economica nel 2008. Nelle successive encicliche sociali di papa Benedetto e papa Francesco sono state recuperate alcune idee di Pio XI, aprendo la strada a nuove e coraggiose elaborazioni adatte ai nostri tempi.
5) "Essere buoni" o perlomeno essere considerati buoni è un desiderio comune, sperimentato da tutti almeno per un periodo della vita. Questo bisogno di approvazione porta molti a seguire i modelli di bontà politicamente corretti proposti di volta in volta dalle culture dominanti attraverso i mezzi di comunicazione. Una volta anche la Chiesa proponeva con forza i suoi modelli, ma ultimamente gran parte dei santi del passato sono stati censurati in quanto troppo “integralisti”, “rigidi” nel seguire il Vangelo e poco adatti al dialogo coi fedeli di altre religioni, che magari al loro tempo avevano pure provato a convertire al cattolicesimo. D'altronde, il primo a mettere in discussione e relativizzare il concetto di bontà è stato proprio Gesù: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18). Rifiutando l'adulazione del giovane che lo aveva chiamato “maestro buono”, Gesù lo invita a guardare all'unico buono che è Dio (gli indica cioè la sua divinità). In effetti, Dio è anche la fonte di ogni bene: ogni singolo atto di bontà che noi compiamo viene da lui, è merito suo. Per essere sicuri che le nostre azioni siano realmente buone dovremmo quindi avere la certezza di essere in stato di grazia e mossi dallo Spirito Santo, il che è impossibile, se non per una speciale rivelazione. Pertanto, più che preoccuparci della nostra bontà dovremmo avere sempre ben presente che il cuore dell'uomo è malato, in conseguenza del peccato originale, e che le sue azioni proprie sono malvagie. Non solo l'uomo che segue solo i suoi istinti fa il male, ma molte persone lo fanno di proposito, senza alcuna intenzione di essere buoni. Ecco perché Gesù ha invitato ad essere “prudenti come i serpenti” oltre che “semplici come le colombe” (Mt 10, 16). Anche nelle migliori relazioni personali o internazionali, la cooperazione e la competizione convivono sempre. Non esiste se non nelle fantasie gnostiche di qualche esaltato o nei sogni di qualche ingenuo un consorzio di uomini buoni in cui tutti perseguano in armonia il bene comune, perché emergono sempre degli egoismi individuali e le (conseguenti) manifestazioni delle nevrosi che affliggono la maggior parte delle persone. Gesù non era un bonaccione idealista come a volte viene rappresentato, ma in quanto Dio sapeva bene che “i figli di questo mondo” che costituiscono la maggioranza “sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16, 8). Ecco perché ha invitato i suoi discepoli a guardare sia le tenebre sia la luce, e a scegliere la luce chiedendo a Dio la grazia di fare del bene, cioè di compiere la sua e non la propria volontà.
6) Il Modernismo in campo cattolico è ciò che resta della religione quando si perde la fede: un po' di esegesi biblica protestante, un generico umanitarismo, il rifiuto di tutto ciò che non è provato dalle scienze positivistiche, l'esaltazione di nuove scoperte o il recupero di antichi culti e saperi che possano "salvare" il Cristo. La caratteristica che accomuna tutti i modernisti è che non conoscono se non superficialmente molti argomenti fondamentali della loro religione, in particolare quelli che riguardano le questioni metafisiche, e in non rare occasioni se ne vantano. A parte le motivazioni ideologiche, per cui l'unica dimensione dell'uomo che conta sarebbe quella orizzontale, in moltissimi casi il rifiuto originario a confrontarsi con l'immenso tesoro di sapienza della tradizione cattolica è chiaramente dovuto a semplice pigrizia intellettuale, che viene poi giustificata con più o meno nobili motivi. Siccome la caratteristica principale del modernismo è l'ignoranza, oggi come ai tempi di Pio X la soluzione primaria è lo studio. Dal modernismo infatti si può guarire (tutti noi che ci siamo cresciuti dentro e abbiamo scoperto a fatica cosa non ci era stato trasmesso lo testimoniamo), ma per evitare di formare nuovi preti, religiosi e laici modernisti sarebbe necessario porre ancora una volta la scolastica e in particolare la filosofia di San Tommaso alla base degli studi sacri, e farla insegnare da santi sacerdoti che siano anche maestri nella fede.
7) "Un santo triste è un triste santo". Questa frase di San Filippo Neri permette di inquadrare l'atteggiamento di fondo del cristiano, tentato in ogni epoca di farsi scoraggiare dagli scrupoli dovuti ai suoi limiti personali e dalla gravità e complessità dei problemi generali. Praticamente ogni generazione di cristiani ha creduto che la corruzione dilagante e le persecuzioni esplicite o nascoste indicassero un'imminente fine del mondo, e in molti hanno rinunciato a lottare contro il male nella convinzione che solo Dio ormai li potesse salvare. In effetti, solo a Cristo spetta il giudizio finale e la conseguente trasformazione della figura di questo mondo, ma ciò non ci esime dall'impegno del discernimento e quindi dal prendere una posizione e fare la nostra parte. Il nostro contributo nella battaglia di questa epoca fra le tenebre e la luce deve essere umile e generoso, ma anche coraggioso e gioioso, poiché basato sulla consapevolezza che Cristo ha già vinto il male e ci ha già redenti una volta per tutte, mentre la nostra madre Maria, la più umile, ha già schiacciato la testa al serpente antico, il più orgoglioso, e così farà sempre ogni volta che la invochiamo. A volte le nostre cadute sono oggettivamente gravi, ma se Gesù ha perdonato il tradimento dei discepoli che avevano vissuto con lui per anni, lo avevano visto fare miracoli e trasfigurato nella gloria, perché non dovrebbe perdonare anche noi che non lo abbiamo visto e siamo bombardati da messaggi a lui contrari? Impariamo a sorridere di noi stessi quando siamo afflitti dall'apparente scarsità di risultati o ci sembra di essere rimasti soli a lottare per il regno: un anticipo di paradiso è appena oltre la sottile parete della nostra tristezza, nell'affidamento a quel Dio che fa fruttificare i nostri talenti e la nostra perseveranza.
8) Maria è chiamata "debellatrice di tutte le eresie" perché, di fronte alla somma umiltà di colei che è stata tanto prediletta da Dio da essere preservata dalle conseguenze del peccato originale, vengono rivelate nella loro assurdità e ridotte al nulla le pretese arroganti di coloro che si credono più puri degli altri, più illuminati dalla verità o più misericordiosi di Gesù Cristo. Nessuno è più grande del proprio maestro e nessuno va al Padre se non per mezzo del Figlio, ma il tramite più rapido e sicuro per arrivare al Figlio è la Madre. Quando Gesù che è la Misericordia stava morendo sulla croce ha affidato alla Madonna la Chiesa nascente e l'umanità. Si tratta di un grande mistero, ma indubbiamente dopo averla associata a sé nei principali eventi della sua vita fino allo strazio della Passione, Gesù ha stabilito allora Maria come porta privilegiata della sua misericordia, per cui secondo alcuni studiosi sarebbe opportuno definirla con un ultimo dogma "corredentrice e mediatrice di tutte le grazie". Anche senza bisogno di un nuovo titolo ufficiale, comunque, i cristiani da venti secoli si rivolgono con fiducia alla mamma del Cielo, che come alle nozze di Cana riesce spesso a ottenere dal Figlio grazie che non meritiamo e a volte nemmeno chiediamo.
9) Al tempo di Gesù "il grano e la zizzania" crescevano insieme nei campi fino alla mietitura. Oggi abbiamo i diserbanti chimici e nuove tecniche agricole, e comunque la nostra sensibilità cresciuta nel culto dell'efficienza e del piacere ci suggerirebbe di eliminare la zizzania e tutto ciò che ci crea disagio, ma non è questo il metodo di Dio. Pur sapendo che le pecore perdute della casa d'Israele lo avrebbero messo a morte, Gesù non si è ritirato coi suoi presso altre nazioni ma ha continuato ad ammonire e insegnare come rabbì e messia tra il suo popolo fino al compimento delle promesse fatte ai patriarchi e ai profeti. Allo stesso modo, nella Chiesa che è sorta e si è conservata sulla predicazione degli apostoli, fin dall'inizio hanno sempre convissuto la zizzania e il grano, quelli che distruggevano magari pensando di innovare e quelli che riparavano trovando nel tesoro della tradizione spunti per nuove vie e soluzioni originali. Come ci ha ricordato recentemente il papa emerito Benedetto XVI, per contrastare la tentazione di fondare chiese separate, esiste una sola Chiesa in cui chi vede sbagliare il fratello ha il dovere di denunciarne l'errore, di ammonirlo con carità e di pregare per lui. Chi ripara nella Chiesa seguendo lo stile divino infatti si riconosce innanzitutto da questo, che prega per chi distrugge, senza rancore personale o sentirsi incaricato di estirpare la zizzania, se non quella nel proprio cuore. Allo stesso modo infatti si è comportata Maria, modello dei cristiani, anche nelle drammatiche apparizioni degli ultimi decenni: ha denunciato i peccati, la diffusione di erronee convinzioni e il modernismo, ma non ha mai condannato nessuno, mentre ha invitato a pregare molto per l'unità della Chiesa, le sue necessità e tutti i sacerdoti.
10) Abbiamo già accennato al fatto che Gesù è la Misericordia e in virtù del suo amore per noi il cristiano deve avere un atteggiamento sereno e gioioso nei confronti della vita, ma guai a colui che fraintendesse questo mistero di grazia e si concedesse troppi peccati confidando nella misericordia di Dio! Molti cristiani oggi vivono una vita comoda, piena di piaceri, e sono molto indulgenti verso le proprie debolezze, nella convinzione che "tanto Gesù è buono e perdona tutti". Ebbene, che rapporto può avere con Gesù, con la Misericordia, chi tutto sommato si ritiene a posto con la propria vita, mediamente buono e giusto, colui cioè che non sente di essere un miserabile? Abbiamo ben compreso il senso della triplice invocazione alla misericordia, posta proprio all'inizio della messa, che dovremmo pronunciare a voce alta, battendoci il petto e sentendo un vivo dolore per i nostri peccati? Come può Gesù donare la sua misericordia a chi non la implora col cuore, consapevole del proprio niente? Per questo motivo, i sacerdoti che amministrano il sacramento della riconciliazione, oltre a non essere avari nel concedere l'assoluzione, perché non è loro il sangue che è stato versato per la remissione dei peccati, dovrebbero aiutare generosamente i penitenti a scavare sempre più tre le rocce e le asperità del proprio cuore, a sondare e a riempire con le lacrime le profondità del peccato, che come intuisce la nostra anima esige una giusta riparazione, per trasformare infine il cuore di pietra in un cuore di carne. Non dimentichiamo che anche se il giudizio universale di Dio può essere lontano, il giudizio particolare sulla nostra vita potrebbe avvenire domani: sperimenteremo allora come in Dio si fondono la più tenera Misericordia e la più inflessibile Giustizia. A noi, oggi, la possibilità di meritare almeno in parte la sua misericordia, aderendo ad essa fino a diventarne un tramite per gli altri.
11) Il cristianesimo è un dramma d'amore in cui il protagonista assoluto è Dio, ma che richiede una tremenda serietà da parte della creatura, tenuta sospesa dalla grazia sull'abisso del proprio nulla. Se Dio volesse, la creatura si salverebbe anche, apparentemente, contro la sua volontà, o senza bisogno della sua collaborazione. Eppure, l'esperienza normale della vita spirituale è quella del mendicante e del guerriero: l'uomo assediato dalle tentazioni e dalle distrazioni lotta per restare concentrato su Dio, l'unico vero bene, invoca la sua costante assistenza, ma se si lascia scivolare verso il basso per un po', e per qualunque motivo viene meno la protezione di Dio, cade, per cui deve nuovamente implorare la grazia necessaria a riprendersi e risalire, dov'era prima o un poco più avanti. La vita spirituale in Cristo è un costante inizio, un incessante ritornare, mentre noi e il mondo intorno cambiamo, a Colui che non cambia, alla Via, alla Verità e alla Vita che era, che è e che viene.
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