Filosofia dell'essere vs «cogito ergo sum»

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Ai lettori del blog, dopo il confronto diretto col pensiero di Eric Voegelin, propongo un altro testo originale che tratta del passaggio dalla filosofia antica a quella moderna, questa volta da un punto di vista dichiaratamente cristiano. Si tratta di un brano del filosofo neotomista Réginald Garrigou-Lagrange, teologo domenicano studioso del misticismo e professore del futuro papa Giovanni Paolo II. Perché a mio avviso non c'è vera bellezza, né reale valore, al di fuori dello splendore della verità e dell'umiltà della sapienza.


Tutta la filosofia antica è in questa parola: objectum intellectus est ens: niente è intelleggibile se non in funzione dell'essere, l'intelligenza soprattutto non è intelleggibile a sé stessa se non in funzione dell'essere che conosce direttamente prima di conoscere sé stessa per riflessione. I primi principi non sono dunque leggi di quest'essere relativo che è il pensiero se non perché sono dapprima leggi dell'essere; è evidente da subito che il reale non può essere nello stesso tempo reale e non reale.

Tutto il soggettivismo moderno è in quest'altra parola che non conclude: cogito ergo sum. Il «cogito» non conclude che in Dio, perché solo il pensiero divino, pura attualità, si identifica con l'essere stesso. In tutte le creature, l'intelligenza è necessariamente potenza relativa all'essere; ha dunque per oggetto primo l'essere e le sue leggi e non tale ente in particolare: il nostro proprio io. Negarlo è volere in un modo perverso imitare Dio, e siccome il nostro pensiero non è il nostro essere, né creatore dell'essere, ciò significa chiudersi in un solipsismo da cui niente potrà farci uscire.

Il soggettivismo moderno è nell'ordine intellettuale l'analogo di ciò che è stato il peccato dell'angelo nell'ordine morale. L'angelo ha posto in sé il suo fine ultimo e si è immobilizzato nel male; Descartes, «l'inventore della filosofia dell'Io», ha posto nell'uomo il termine dell'intelligenza e gli ha definitivamente chiuso la sola strada che porta a Dio. Descartes e Kant, fondatori dell'idealismo, sono delle grandi intelligenze cadute; per questo i nemici della chiesa si sono fortemente vantati di loro. Alla loro scuola, la filosofia moderna e la società moderna hanno perso la nozione di Dio; come dice il profeta Geremia, «Patres comederunt uvam acerbam et dentes filiorum obstupuerunt».


(R. Garrigou-Lagrange, Il senso comune, la filosofia dell'essere e le formule dogmatiche, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2013, pp. 114-115)





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