Cristianità – La via ardita della preghiera

Il profeta Elia in preghiera. Immagine dalla rete


Come ho accennato nei due articoli precedenti, la cristianità non è innanzitutto una religione, cioè una risposta umana all'azione di Dio, bensì il risultato dell'azione diretta di Dio che si è fatto uomo in Cristo e continua ad agire nei suoi seguaci attraverso la via semplice del suo sguardo e la via stretta del suo amore.

Ovviamente però la cristianità è anche una religione, ovvero un insieme di culti resi a Dio e di regole che ordinano e aiutano la vita dei fedeli. Tra queste pratiche, la preghiera è la principale, che sia individuale o corale, liturgica o spontanea. Come sa chiunque ci abbia provato seriamente, pregare non è affatto semplice. Per questo motivo ad esempio la liturgia delle ore elevata da tutta la Chiesa in momenti stabiliti del giorno e dalla notte è chiamata "sacrificio di lode". Distrazioni, sonnolenza, la tentazione di restare imbambolati a contemplare il vuoto "come degli stupidi", per usare le parole di santa Teresa d'Avila, sono eventi ricorrenti. Inoltre, superate le prime prove e le prime gratificazioni della preghiera si entra in varie "notti oscure", che servono a purificare progressivamente il nostro rapporto con Dio, ovvero ad avvicinarci sempre più alla sua semplicità e alla sua pace oltre ogni emozione ed ogni idea.

Nella preghiera convivono tre aspetti. Innanzitutto è un'esperienza comune, fondamentale per la nostra vita spirituale, tanto che viene anche chiamata il "respiro dell'anima", e apparentemente praticabile con facilità da chiunque. Per usare una metafora diffusa dalle apparizioni di Medjugorje, bastano poche gocce d'acqua, tre Ave Maria al giorno, per tenere viva la piantina della nostra vita interiore. Come si capisce andando un po' più a fondo, però, senza l'aiuto di Dio, senza l'intercessione dello Spirito Santo, non sapremmo nemmeno cominciare, né "che cosa sia conveniente domandare" (Romani 8, 26). La preghiera insomma viene vissuta in molti modi e risulta più o meno efficace a vari livelli, per ragioni che non dipendono strettamente dall'uomo, ma se consideriamo il suo sviluppo in chi la pratica con costanza è chiaramente anche un atto virile, che richiede disciplina e allenamento. Si tratta di una risposta dell'uomo a Dio che prende spesso la forma di una lotta con Dio, in cui l'atteggiamento del mendicante si unisce a quello del guerriero. 

La Bibbia sottolinea in diversi episodi questa caratteristica della preghiera. Ad esempio, il patriarca Giacobbe viene sorpreso da Dio durante la notte e lotta con lui fino allo spuntare dell'aurora, chiedendogli infine una benedizione per lasciarlo andare. Dio non solo lo esaudisce, concedendogli una seconda benedizione dopo quella che Giacobbe aveva carpito al padre Isacco, ma dandogli un nuovo nome, Israele, cambia anche il suo destino (Genesi 32, 23-33). Un altro esempio significativo è quello di Abramo che prega Dio di non distruggere Sodoma. Il patriarca è ben consapevole della sua condizione di creatura ("vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere"), eppure come un agguerrito avvocato difensore ingaggia con Dio una vera e propria lotta verbale, facendo appello alla sua giustizia e chiedendogli di risparmiare interamente la città in nome dei pochi giusti che vi abitano (Genesi 18, 16-33). L'insegnamento di Gesù è ricco di inviti a rivolgersi al Padre con fiducia e insistenza, "perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto" (Luca 11, 1-13). Può forse essere interpretato in questo senso anche il passo in cui Gesù afferma che "il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono" (Matteo 11, 12).

Ad ogni modo, siccome in questo campo sono un principiante con poca esperienza, per concludere cedo la parola a un maestro della preghiera, padre Divo Barsotti, che in una sua omelia ha spiegato il riferimento tradizionale alla preghiera insistente del profeta Elia (1 Re 18, 41-46) come modello per la preghiera del monaco e più in generale di ogni cristiano: La preghiera del monaco e la lotta con Dio, 9 giugno 1994, giovedì della decima settimana del tempo ordinario. 




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